Catania una guida

TOP5, inedite e originali classifiche delle guide incentro

Film girati a Catania

Adesso addentriamoci tra i vicoli catanesi che sono stati set di diversi film.

1. Il bell’Antonio. Tratto dall’omonimo romanzo di Vitaliano Brancati, Il bell’Antonio del regista romano Mauro Bolognini racconta una Catania ancora sotto il potere del “gallismo”, in cui la virilità era la virtù più importante per un uomo. La storia narra le vicende di Antonio Mangano (Marcello Mastroianni) da tutti ritenuto non solo bello ma anche virile, che in realtà cela un mostruoso segreto: l’impotenza. Antonio si innamora e sposa Barbara Puglisi (Claudia Cardinale), ma il matrimonio non produce gli effetti sperati, così la famiglia di lei, in accordo con la sposa, decide di chiederne l’annullamento. Il disonore sconvolge la famiglia, così, quando una serva di casa Mangano rimane incinta, Antonio fa credere a tutti che il figlio sia suo, in modo tale da ristabilire il proprio onore. Nonostante la pellicola non riporti fedelmente tutti gli aspetti del romanzo, è comunque possibile ammirare la Catania degli anni ’60: piazza Duomo, con il suo elefante, che viene percorsa da un Mastroianni sconvolto, la chiesa di San Nicolò l’Arena e via delle Finanze, tristemente famosa per essere la via della prostituzione. È proprio qui che il padre di Antonio, pieno di orgoglio, poco prima di morire tra le braccia della prostituta Mariuccia, affermerà: “Tutti dovranno sapere che a sessant’anni suonati Alfio Magnano andava ancora a donne”.

2. Divorzio all’italiana. Capolavoro di Pietro Germi, che gli valse, nel 1963, un Oscar alla miglior sceneggiatura originale e un Golden Globe come miglior film straniero. Divorzio all’italiana è un film che, sebbene parli di un’Italia a noi lontana, va visto per capire come sia possibile raccontare un dramma, quello del delitto d’onore – il cui reato fu abolito in Italia solo nel 1981 – attraverso la commedia. Il protagonista è ancora una volta Marcello Mastroianni, Fefè, che innamoratosi della cugina Angela, interpretata da una giovanissima Stefania Sandrelli, decide di trovare un amante alla moglie e ucciderla con la scusa del delitto d’onore. Dopo numerose vicissitudini, Fefè riesce nel suo intento e sposa la cugina, anche se lei sembra più interessata al giovane timoniere della scena finale che al marito. Nonostante molte delle location si trovino nel ragusano, sono catanesi piazza dei Martiri, dove il protagonista cerca di parlare con Angela, e il porticciolo di Ognina, dove Fefè consuma il pranzo insieme all’avvocato De Marzi.

3. Mimì metallurgico ferito nell’onore. Non poteva di certo mancare in questa panoramica una delle più importanti registe del secolo scorso, Lina Wertmüller, premio oscar alla carriera nel 2020 e scomparsa purtroppo l’anno successivo all’età di 93 anni, che portò con questo film sul grande schermo la coppia Giancarlo Giannini e Mariangela Melato. Come Pietro Germi con Divorzio all’italiana, la Wertmüller riesce a calarsi nella mentalità siciliana e a raccontare, in una divertente commedia, un fenomeno tristemente noto come quello mafioso. La storia narra le vicende di Carmelo, detto Mimì, che, deciso a non dare il suo voto al candidato mafioso, perde il posto di lavoro ed è costretto a emigrare a Torino, dove per trovare lavoro millanta fittizie parentele con il boss di Catania. A causa di numerose vicissitudini, Mimì, tornato a Catania, viene ingiustamente accusato di omicidio e costretto, per mantenere la moglie, l’amante e i figli, a diventare quello che più odiava, il galoppino di un mafioso. Numerosissime le location catanesi: la chiesa di Santa Maria di Ognina in piazza Ognina, ma soprattutto la famosa via Crociferi e il chiostro del Levante all’interno del monastero dei Benedettini con la sua Koffehouse. Certo è che questo film, oltre a mostrare la Catania del tempo, riesce a racchiudere con ironia la drammaticità di quegli anni pieni di sacrifici, rinunce e contraddizioni che costringono anche l’uomo giusto ad abbassare la testa pur di sopravvivere.

4. La matassa. Visto che di commedie a Catania ne sono state girate parecchie, non poteva di certo mancare il duo comico siciliano che negli ultimi anni ha sbancato al botteghino, Ficarra e Picone. I due nel 2009 hanno scelto il capoluogo etneo e la vicina cittadina di Paternò per girare il loro terzo film. Se il lettore mi permette, vorrei raccontare un piccolo aneddoto che ancora oggi ci fa sorridere in famiglia. Un giorno mio padre uscì per comprare il giornale e, confuso, chiese: “Hanno chiuso l’edicola? No, perché c’è l’insegna di un fioraio!”. In effetti era proprio così perché, per esigenze di copione, avevano trasformato numerose attività commerciali in location per il film. Il film è una commedia per famiglie che racconta la storia di due cugini, Gaetano e Paolo, che, a causa di una lite familiare, interrompono i rapporti, fino al momento in cui il padre di Paolo, erede dell’albergo di famiglia, prima di morire decide di accogliere il poco raccomandabile cugino Gaetano. Quest’ultimo, furbo e approfittatore, cercherà di convincere Paolo a lasciargli l’albergo, fino a ricredersi e a ricostruire il rapporto fraterno che li aveva uniti durante l’infanzia. Una commedia dolceamara che diverte e che riporta alla tenerezza dei primi legami, dove Catania e Paternò sono protagoniste assolute. In particolar modo, il capoluogo etneo è riconoscibile nella stazione Borgo della metropolitana, in palazzo Rindoni in Via Gabriele d’Annunzio, dove c’è il commissariato di Polizia, nel molo di Levante, luogo dell’incontro tra i protagonisti e i mafiosi, a cui i cugini devono il pizzo, nel CUS, Centro Universitario Sportivo, dove c’è la pista d’atletica e che è il luogo del secondo incontro con i mafiosi, e ancora nelle numerose location che si intravedono mentre vengono inseguiti dai malavitosi.

5. Menzioni onorevoli. Numerosi sono i film girati a Catania, di altri parleremo più approfonditamente in seguito come il già citato Johnny Stecchino, di cui è protagonista assoluto il teatro massimo Bellini, o I viceré di Roberto Faenza o ancora Storia di una capinera di Franco Zeffirelli. Ma non possiamo tra questi non citare alcune pellicole che, pur essendo degne di lode, non hanno conseguito prestigiosi riconoscimenti. È il caso di Un bellissimo novembre di Bolognini, tratto dal romanzo di Ercole Patti; Malèna di Giuseppe Tornatore, con la bellissima Monica Bellucci nei panni di Maddalena Scordia; La terra trema di Luchino Visconti, interamente girato ad Acitrezza nei luoghi del Verga; Don Giovanni in Sicilia di Alberto Lattuada, tratto dal romanzo di Brancati. Sempre sotto il segno di Brancati, che dai romanzi era passato ai soggetti cinematografici, troviamo L’arte di arrangiarsi di Luigi Zampa, del 1954, con un ormai affermato Alberto Sordi. Il film, una trilogia ideata dallo scrittore catanese, narra la storia di Rosario Scimoni, un opportunista sempre pronto a salire sul carro dei vincitori fino a quando non è costretto a pagarne le conseguenze. Qui sono riconoscibili piazza Duomo e piazza Carlo Alberto, piazza Università, piazza Dante, fino a via Crociferi e a Porta Garibaldi, sotto la cui ombra Alberto Sordi viene sfidato a duello.