_Lo sguardo di una insider
_Una guida contemporanea al meglio di Piacenza
_sei passeggiate lente a Piacenza tra arte, musei, storie, arte, buon cibo e con l’anima a posto.
_Svelano i loro luoghi del cuore di Bergamo: Marco Bosonetto, Gabriele Dadati, Laura Fusconi, Diego Maj e Giovanni Battista Menzani.
“Ho scritto Piacenza una guida”, racconta l’autrice, “per raccontare la bellezza discreta di questa città emiliana stretta tra il fiume Po e i colli. Nel farlo ho riscoperto il luogo che meglio credevo di conoscere”.
Silvia Bertonati: piacentina di nascita e appassionata di viaggi e cammini, per Odòs racconta la sua città al turista accompagnandolo lungo itinerari a piedi alla scoperta dell’architettura urbana e alla ricerca degli scorci più suggestivi. Aveva già descritto il territorio di Piacenza per la rivista online Nuok, ma solo dopo aver viaggiato con la guida di Odòs dedicata a Trieste ha deciso di scriverne più approfonditamente raccogliendone i luoghi, la storia, le tradizioni.
Gli Imperdibili di Piacenza
Gli imperdibili di Piacenza
1. Darsi appuntamento in piazza dei Cavalli sopra la riga. Incontrarsi nella piazza principale di Piacenza, simbolo della città e prediletto luogo di ritrovo dei piacentini, in particolare sopra la linea incisa che la attraversa (di cui vi raccontiamo la storia nella Passeggiata #1). In piazza dei Cavalli potrete ammirare i meravigliosi edifici di epoche diverse che vi si affacciano e le statue equestri in bronzo, capolavoro della statuaria barocca, che le danno il nome.
2. Visitare la galleria Ricci Oddi. Scoprire la raccolta donata da Giuseppe Ricci Oddi al Comune di Piacenza – una delle più importanti di pittura e scultura italiana dell’Ottocento e del primo Novecento –e l’edificio appositamente progettato dall’architetto Giulio Ulisse Arata per contenerla. Tra gli artisti spiccano Francesco Hayez, Giovanni Fattori, Giovanni Boldini, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Giovanni Segantini, Federico Zandomeneghi, Umberto Boccioni, Medardo Rosso. La collezione comprende anche il celebre, perduto e ritrovato, Ritratto di signora di Gustav Klimt, una delle poche opere dell’artista conservate in Italia.
3. Scoprire i maestosi spazi della galleria Volumnia. Visitare una galleria d’arte e di design e rimanere innanzitutto incantati dai volumi ampi e ricchi di fascino del luogo che la ospita, evidenziati ancor più da un allestimento che gioca con gli spazi e la luce. Viene sfruttato tutto il potenziale scenografico dell’ex chiesa di Sant’Agostino per esporre la collezione, omaggio al design del Novecento, posizionata con effetto scenico su pedane modulari, perfettamente integrata con l’edificio che la ospita.
4. Salire in alto, alla cupola del duomo o alla terrazza del Grande albergo Roma. Inerpicarsi per 136 gradini fino alla cupola del duomo attraverso percorsi medievali, scale a chiocciola e sottotetti per ammirare da vicino gli affreschi del Guercino. Oppure salire in ascensore sulla terrazza dell’albergo Roma per osservare il centro storico al tramonto da una diversa prospettiva.
5. Percorrere le Strade dei sapori. Fare una scampagnata in collina per scoprire la bellezza delle vallate piacentine: visitare i borghi, i castelli e le ville, esplorare gli itinerari naturalistici, ma anche andare alla scoperta dei prodotti Dop e Doc e della cucina tradizionale, come i tortelli con la coda – i fagottini a forma di caramella creati in onore di Petrarca.
TOP5, inedite e originali classifiche delle guide incentro
Architetture liberty
Ovvero come scovare i pochi esempi di stile liberty presenti in città e scoprire che nell’arte del ferro battuto si mostrano all’altezza dell’antica tradizione che troviamo nei palazzi settecenteschi.
1. Casa Milza, via XX Settembre 89. Opera dell’architetto Giovanni Gazzola, percorrendo via XX Settembre si distingue da tutti gli altri edifici per i tre ordini di balconate in ferro battuto, sorrette da mensoloni con decori floreali e collegate tra loro da colonnine, e l’importante apparato decorativo che caratterizza l’intera facciata. Pare che gli elementi delle ringhiere (decorate con il motivo dello schiocco di frusta abbinato a quello di ellisse e da elementi vegetali), delle cornici e dei balconi fossero stati creati per una casa di Barcellona e che non poterono essere poi usati per lo scopo originario a causa dello scoppio della guerra.
2. Teatro dei Filodrammatici, via Santa Franca 33 (vedi Passeggiata #4). Teatro all’italiana progettato a inizio Novecento da Giovanni Gazzola adattando a tale scopo quella che era la chiesa del complesso monastico di Santa Franca. L’Arte Nuova ha influenzato l’intero progetto: la facciata, in particolare, ripartita da quattro lesene che definiscono le tre aperture e verticalizzano l’aspetto, presenta decorazioni curvilinee ‘ad ali di farfalla’ in cui le cornici seguono linee curve sottolineate dalla delicata bicromia rosa-grigio; i portoni e le parti in ferro battuto ricalcano gli stessi motivi artistici, mentre i lampioncini che illuminano la facciata presentano una coda a serpentina. All’interno troviamo invece motivi floreali. La sala di spettacolo, a ferro di cavallo, è circondata da loggiati su due ordini; i colori dominanti sono l’avorio e il verde tenue, mentre le decorazioni floreali sono dorate, a stucco e con inserti geometrici che ornano il proscenio. La volta della sala è affrescata con motivi a mazzo di fiori.
3. Albergo San Marco, via San Marco 1 (vedi Passeggiata #5). Nella seconda metà dell’Ottocento era uno degli alberghi più belli della città e proprio qui sceglieva di alloggiare Giuseppe Verdi quando era a Piacenza – sembra che si fosse persino fatto riservare un piccolo appartamento. Risistemato agli inizi del Novecento, presenta elementi decorativi liberty in ferro battuto: all’esterno un’elegante pensilina con motivi floreali, all’interno una scala con motivi floreali e l’architrave del pianerottolo con lumi a bulbo decorati con motivi a colpo di frusta.
4. Casa Metti, piazzale Plebiscito 17 (vedi Passeggiata #3). Bellissimo il cancello in ferro battuto del 1927 realizzato da Giuseppe Muratori su un precedente disegno di Oreste Labò. Spiccano due grandi pavoni al centro, ma a guardar bene si vedono rappresentati anche topolini tra le canne e rondini in volo.
5. Porta vetrata, corso Garibaldi 60 (vedi Passeggiata #1). Al civico 60, quando il portone è aperto, si può intravvedere in fondo all’androne una porta vetrata: vetri colorati sono ingabbiati da una struttura in ferro dalle linee rotondeggianti, un inizio di apertura all’Art Nouveau.
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